In passato esisteva il tradizionale colloquio individuale; il candidato ed il selezionatore, che poteva essere il capo dell’azienda o il direttore del personale. Si è poi passati ad affidare tale compito ad esperti e professionisti, psicologi o responsabili delle risorse umane.
Non se ne parla molto, è un tipo di selezione in cui il candidato viene analizzato, non solo individualmente ed in base al suo curriculum, ma anche all’interno di un contesto sociale ricreato chiudendolo in una stanza insieme ad altri 8/10 candidati affinché “gareggino” per l’unico posto di lavoro a disposizione, proprio come in un gioco a premi.
Lo scopo è quello di riuscire a giudicare il comportamento del candidato anche in un contesto stressante, e di valutare conseguentemente la sua capacità di relazione con gli altri.
Gli argomenti affrontati durante questi colloqui sono molteplici e diversificati: dai test psico-attitudinali, nettamente lontani dal lavoro per cui si è candidati e in particolar modo per le mansioni meno qualificate, alla scelta di un personaggio famoso che si vorrebbe invitare a cena, alla classificazione dei propri colori preferiti, al personaggio dei cartoni animati che più ci piaceva quando eravamo bambini e così via.
Ma il momento che non può proprio mancare in un colloquio collettivo è quello della discussione. Un gruppo di estranei, con interessi personali e background differenti tra loro, che si ritrovano a dover dibattere in merito a temi proposti dal selezionatore/conduttore. Ed è proprio in questo momento che il colloquio collettivo si fa più scomodo rispetto a quello individuale.
Come comportarsi per distinguersi dagli altri ai fini del buon esito del colloquio? Intervenire sempre o poco? Rispondere per primi? O meglio di no? Il rischio è quello di “giocarsi” tutto per una risposta o per un comportamento non corretto.
I metodi smart e di origine anglofona, non necessariamente riescono ad adattarsi alla realtà del lavoro italiano. Si è voluto comunque introdurre ed utilizzare tali metodi credendo, e forse sperando, che i lavoratori italiani si potessero adeguare anche questa è la globalizzazione.
Tiziana Biasion
Responsabile dello Studio Rossi, Consulente del Lavoro ed Amministratrice del personale di aziende italiane dislocate in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e di multinazionali con headquarters nel Far East.